a cura di Antonella Prudente

Chi è Pippo?

Pippo è Giuseppe Orto, il presidente della ASD scacchi penisola sorrentina. Mi occupo degli scacchi in penisola ormai da oltre vent’anni. Faccio lezione in un ex scuola a bambini  e a ragazzini, dagli otto ai dodici anni. Organizzo tornei, gare, competizioni e tutto ciò che riguarda il mondo degli scacchi.

Perché ‘PIPPO’?

In Sicilia Pippo è il diminutivo di Giuseppe. Tutto qui!

Il suo rapporto con i ragazzi?

Eccezionale! Sono sempre stato in mezzo a loro. Praticamente, da quanto mi dicono, mi  adorano.  Sto bene con loro e loro stanno bene con me,  io cerco di trasmettere passione. Oggi è un po’ più difficile lavorare con i giovani, il settore degli scacchi è in crisi nonostante tutti gli input. Prima della pandemia  io avevo il 70% di attività in più rispetto ad oggi.  C’è stato veramente un grosso grosso calo! Spero di riuscire a risollevare la situazione, è difficile rifar avvicinare i ragazzi , in generale un po’ a tutte le attività sportive.

Lei è istruttore con quali titoli?

Sono istruttore UISP, istruttore FSI e istruttore FIDE.

C’è la possibilità di una ripresa?

Si.  Da quest’anno le cose sembrano migliorare: nel Campionato Italiano a Squadre, ho una squadra in serie C, una squadra in serie A e ne presenterò altre due nella in promozione. Quindi stiamo parlando di quattro squadre! Ho portato anche più di questo negli anni passati!

Che cosa si può fare? Ha una proposta?

Secondo me, dobbiamo lavorare assolutamente sul settore femminile, che è crollato. Dobbiamo incentivare di più le ragazze, farle partecipare di più nelle scuole, perché da lì che poi vengono  estratti i giocatori. Pesa ancora l’elemento discriminatorio, credo. Non è una questione di competenze, perché le donne, le ragazze si mettono in discussione, sono capaci. Esiste una differenza fisica naturale tra uomini e donne, pensano in maniera diversa, hanno una maniera di porsi, di agire completamente diversa, ma non per questo sono inferiori. Bisogna coinvolgerle da bambine, a scuola e farle appassionare.

Ma non si propone l’attività scacchistica in tutte le scuole…

Ricordo che c’è una lettera della Comunità Europea del 2003 che invita tutti i paesi membri a favorire l’ingresso degli scacchi nelle scuole noi siamo sempre in ritardo anche su questo. Siamo italiani! Nel 2003! Stiamo parlando di vent’anni fa! La scuola di Sorrento ha reso  gli scacchi materia scolastica con voto in pagella, che fa media attraverso la logica. Grazie all’autonomia, è stata aggiunta un’ora durante la quale si gioca a scacchi. In questo modo i ragazzi sono molto incentivati.

Ha detto di lavorare anche con bambini, è difficile?

Si comincia dalle scuole primarie dove  io mi avvalgo di una tecnica inventata da me, attraverso la quale faccio ‘vedere’ quello che spiego usando immagini e disegni, così ogni concetto per i piccolini  è più facile da  capire. Si comincia  dal movimento dei pezzi  fino allo  scacco matto. Devono subito imparare a vincere la partita, altrimenti non si appassionano. Con i bambini di  quinta elementare entro un po’ più nel complicato,  partecipano ai primi tornei, alle prime gare…  Alle scuole medie,  poi,  si passa alle cose più tecniche e ovviamente il tutto coadiuvato sempre con esercizi di tattica e strategia.

Quindi lei dice che attraverso il voto si si arriva alla passione. Quanti dopo la scuola restano sulla scacchiera? 

Prima della pandemia quasi tutti, oggi meno della metà

 Qual è la materia che più si avvicina al gioco degli scacchi?

La matematica sicuramente. C’è sempre la visione del matematico, in ogni caso. Si possono collegare gli scacchi all’ arte, alla  poesia, si possono collegare a qualsiasi cosa,  anche alla cucina, infatti   c’è  un dolce  a scacchiera… è possibile collegare qualsiasi cosa  anche con un po’ di fantasia.

Ha un suo rito, un gesto di incoraggiamento prima della partita?

Il solito batti 5 o comunque ci diamo forza fra di noi, tutti insieme.

 Un’ ultima curiosità: è il gioco del combattimento, ma educa alla pace?

Io lavoro molto con i bambini e non glielo presento mai come un gioco di guerra. E’ un gioco. Non è una guerra,  una battaglia. Ci sono due schieramenti che si  confrontano e sportivamente uno deve vincere. Se capita che un bambino usa espressioni del tipo: Ho ucciso il pedone! Subito lo riprendo e lo correggo: No, hai catturato il pedone! Il linguaggio è importantissimo. Non è facile educare al gioco degli scacchi. Il ruolo dell’istruttore è difficile. E’ un gioco che può fare tantissimo male, se uno non si sa approcciare.

Io da ragazzino autodidatta mi sono ritrovato all’età di 13 anni a pensare che se un avversario mi batteva la sua mente era superiore alla mia. Non esiste proprio una roba del genere ! Come in qualsiasi altro sport, si può perdere e vincere. È importante che un istruttore sia preparato e formato bene,  che segua corsi di aggiornamento e tutto il resto, perché potrebbe trasmettere insegnamenti sbagliati. Per questo ho tanti titoli, e studio e mi  aggiorno sempre.

Grazie Pippo!